Venerdì 15 gennaio presso la sala Viglione del Consiglio regionale del Piemonte è stata celebrata la donazione da parte degli eredi della famiglia Sclopis all’antica Società dei Minatori di Brosso – oggi “Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai” – delle proprietà nel territorio delle miniere di Brosso (To).
Un atto che riporta alla luce vicende in cui si intrecciano avvenimenti politici e cambiamenti sociali e che viene a ricordare quanto sia forte e ininterrotto il filo che lega il Mutuo Soccorso alla storia dell’Italia unita.
Alla celebrazione hanno partecipato numerose Società di Mutuo Soccorso piemontesi con le proprie bandiere di rappresentanza.
Il Consiglio regionale del Piemonte si è sempre distinto per l’attenzione riservata ai valori della cooperazione e della mutualità, un patrimonio per tutti i piemontesi. Il Consiglio ha aperto con piacere le proprie porte per celebrare questo regalo, in quello spirito di condivisione, partecipazione, amicizia, fratellanza che è proprio del Mutuo Soccorso.
Per l’occasione gli storici Gustavo Mola di Nomaglio e Roberto Sandri Giachino hanno ripercorso le tappe della storia della famiglia Sclopis legata alla nascita e allo sviluppo del Mutuo Soccorso.
Una storia, quella del Mutuo Soccorso, che ha avuto inizio nel 1848, quando i lavoratori hanno potuto fondare le Società (e farne in seguito terreno per la propria emancipazione) grazie allo Statuto albertino, alla cui redazione aveva ampiamente contribuito il conte Federigo Sclopis, membro del Senato piemontese e poi ministro del nuovo Stato.
Un legame con gli Sclopis che è ripreso più avanti nel tempo quando, proprietari delle miniere di pirite di Brosso, sono stati partecipi dell’attività della Società costituita dai minatori nel 1884.
Di questa Società Vittorio Sclopis fu Presidente onorario fino alla morte, avvenuta nell’aprile 1918. Ai suoi funerali solenni, celebrati a Torino nella chiesa di Santa Barbara patrona dei minatori, a dargli l’ultimo saluto volle esserci anche la Società di mutuo soccorso con la bandiera che lui con una generosa offerta aveva contribuito a far ricamare, nel 1892.