Il Ministro Roberto Maroni dice no all’election day dichiarandosi favorevole a svolgere i referendum il 12 giugno non accorpandoli alle elezioni amministrative.
Martedì scorso la maggioranza in Consiglio regionale ha bocciato un ordine del giorno di cui sono primo firmatario, sui referendum della prossima primavera. La bocciatura, da parte del centrodestra, dei tre ordini del giorno sui quattro referendum su cui si andrà al voto lascia stupiti. I documenti chiedevano di premere sul Governo, perché i referendum vengano accorpati alle prossime elezioni amministrative. Una decisione che porterebbe a un risparmio di 300 milioni di euro a livello nazionale, oltre 20 milioni solo per la nostra regione. Mi aspettavo un sì scontato da parte della maggioranza, sempre attenta a condannare gli sprechi e a invocare, giustamente, la buona amministrazione e l’oculatezza della spesa. Invece si é scelto di bocciare una richiesta ragionevole e di buon senso che, al di là delle opinioni sui quesiti referendari, tutte legittime, prende atto della decisione della Corte Costituzionale di celebrare i referendum. Evidentemente per il centrodestra la lotta agli sprechi é solo occasione di demagogia e di propaganda.
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Il referendum è previsto nella legislazione italiana come istituto di democrazia diretta.
Con esso, il popolo sovrano bypassa la delega parlamentare ed esprime direttamente un suo parere modificativo ovvero estintivo di una legge o di parte di essa.
Il ricorso al referendum, come tutte le cose in Italia, è stato distorto ed abusato.
Inizialmente, fu il partito radicale a fare un ricorso continuo ed eccessivo all’istituto del referendum, riuscendo a dettare modifiche di significative parti della legislazione su argomenti di enorme valore, quali quella che modifica l’istituto del matrimonio (referendum sul divorzio) e quella che regola addirittura la possibilità di non partorire un figlio vivo (aborto).
E queste storiche quanto importanti modifiche legislative furono realizzate dal partito radicale che poteva contare su di uno sparuto gruppo parlamentare, corrispondente ad una misura di solo il 2% del consenso popolare.
Fatto che, in un sistema con enormi sbarramenti alla volontà popolare diretta ed a democrazia bloccata come era quello senza alternanza di governo della prima repubblica potrebbe anche essere comprensibile, anche se non giustificabile, poichè esso stesso fonte fondante di una prassi sconsiderata dell’abuso pregiudizievole degli istituti e delle istituzioni democratiche.
Non certo in quello odierno, però, laddove la sovranità popolare trova nell’alternanza una più completa possibiltà di espressione.
Successivamente, si arrivò ad amputare il futuro ed il benessere di questo paese attraverso il cosidetto No al Nucleare, scelta sbagliata e dannosa che famiglie ed aziende oggi pagano molto cara.
Ma dov’è l’abuso, vi chiederete, nel ricorso a queste forme di democrazia diretta?
Ora veniamo al punto.
Un istituto di democrazia diretta come il referendum ha il senso di imporre una volontà popolare che non trova veicolazione attraverso la delega parlamentare ed il rapporto fra cittadini e partiti politici.
E’ quindi essenzialmente (e secondo me, esclusivamente) offerta a liberi comitati referendari composti da cittadini a vocazione partecipativa, e non, come è sempre avvenuto, abusato dalle segreterie politiche di quel sistema partitocratico che l’istituto stesso del referendum tende a superare.
L’ennesimo paradosso italiano dell’abuso continuato ed aggravato che si fa della legge.
E veniamo ai giorni nostri, laddove taluni incauti, criticano la scelta del governo italiano di scindere le elezioni amministrative dalla votazione referendaria.
Perchè vengono scisse le due votazioni?
Semplice, perchè è proprio un partito di opposizione a questa maggioranza di governo che ha raccolto le firme previste per un referendum abrogativo, strumento il cui esercizio, è invece riservato alla esclusiva sovranità popolare.
Non sono i cittadini che hanno chiesto di esprimersi su un aspetto legislativo, ma è l’opposizione politica italiana che, in continua emorragia di consensi popolari, abusa dell’istituto referendario come strumento surrogatorio di un potere che il popolo gli ha già negato nell’urna elettorale:
quello di deliberare a maggioranza dei voti sulle leggi in vigore.
Ecco perchè il governo ha rifiutato la possibilità di far votare contemporaneamente le consultazioni amministrative ed il referendum:
per impedire che il contemporaneo test elettorale che propone una consultazione del popolo sovrano a livello locale, fosse influenzato da scelte che evidentemente sono avverse alla guida politica dell’esecutivo stesso, poichè originate da comitati referendari fittizi, sui quali tavoli, sventolavano bandiere di partiti politici, e sulle quali sedie, sedevano esponenti e militanti di partito delle opposizioni.
Bene ha fatto quindi, l’esecutivo italiano nella persona dle ministro dell’interno On. Roberto Maroni a scongiurare una contemporaneità di espressione della sovranità popolare che potesse interagire ed influenzare il consenso dato ad un partito ed il voto referendario abrogativo di una legge.
E se, taluni parlamentari seduti sui banchì delle opposizioni criticano questa scelta con la motivazione di un aggravio di spese relative alle consultazioni, a questi sprovveduti va ricordato che, non è in questi termini che si recupera quel consenso che il popolo sovrano non ha voluto concedere loro nelle dovute sedi consultive, e non è abusando di un istituto di democrazia diretta che potranno vincere quelle elezioni nazionali che essi hanno già perso, ne tantomeno, usarlo come una “clava politica” per abbattere una maggioranza di governo.
Inoltre, va detto con chiarezza estrema che, una consultazione referendaria non è violentabile a piacimento ed abusabile al pari di un sondaggio o di un termometro sensibile dell’opinione pubblica nei confronti dell’azione della maggioranza di governo, poichè questo è un ulteriore abuso che spreca, questo sì, danaro pubblico in maniera speciosa e falsata, in abuso di un istituto come quello referendario che, ormai dal lontano 1995 non supera il quorum richiesto, e soprattutto, snaturando e svilendo un importante strumento democratico.
Ecco tutto.
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X
Il referendum è previsto nella legislazione italiana come istituto di democrazia diretta.
Con esso, il popolo sovrano bypassa la delega parlamentare ed esprime direttamente un suo parere modificativo ovvero estintivo di una legge o di parte di essa.
Il ricorso al referendum, come tutte le cose in Italia, è stato distorto ed abusato.
Inizialmente, fu il partito radicale a fare un ricorso continuo ed eccessivo all’istituto del referendum, riuscendo a dettare modifiche di significative parti della legislazione su argomenti di enorme valore, quali quella che modifica l’istituto del matrimonio (referendum sul divorzio) e quella che regola addirittura la possibilità di non partorire un figlio vivo (aborto).
E queste storiche quanto importanti modifiche legislative furono realizzate dal partito radicale che poteva contare su di uno sparuto gruppo parlamentare, corrispondente ad una misura di solo il 2% del consenso popolare.
Fatto che, in un sistema con enormi sbarramenti alla volontà popolare diretta ed a democrazia bloccata come era quello senza alternanza di governo della prima repubblica potrebbe anche essere comprensibile, anche se non giustificabile, poichè esso stesso fonte fondante di una prassi sconsiderata dell’abuso pregiudizievole degli istituti e delle istituzioni democratiche.
Non certo in quello odierno, però, laddove la sovranità popolare trova nell’alternanza una più completa possibiltà di espressione.
Successivamente, si arrivò ad amputare il futuro ed il benessere di questo paese attraverso il cosidetto No al Nucleare, scelta sbagliata e dannosa che famiglie ed aziende oggi pagano molto cara.
Ma dov’è l’abuso, vi chiederete, nel ricorso a queste forme di democrazia diretta?
Ora veniamo al punto.
Un istituto di democrazia diretta come il referendum ha il senso di imporre una volontà popolare che non trova veicolazione attraverso la delega parlamentare ed il rapporto fra cittadini e partiti politici.
E’ quindi essenzialmente (e secondo me, esclusivamente) offerta a liberi comitati referendari composti da cittadini a vocazione partecipativa, e non, come è sempre avvenuto, abusato dalle segreterie politiche di quel sistema partitocratico che l’istituto stesso del referendum tende a superare.
L’ennesimo paradosso italiano dell’abuso continuato ed aggravato che si fa della legge.
E veniamo ai giorni nostri, laddove taluni incauti, criticano la scelta del governo italiano di scindere le elezioni amministrative dalla votazione referendaria.
Perchè vengono scisse le due votazioni?
Semplice, perchè è proprio un partito di opposizione a questa maggioranza di governo che ha raccolto le firme previste per un referendum abrogativo, strumento il cui esercizio, è invece riservato alla esclusiva sovranità popolare.
Non sono i cittadini che hanno chiesto di esprimersi su un aspetto legislativo, ma è l’opposizione politica italiana che, in continua emorragia di consensi popolari, abusa dell’istituto referendario come strumento surrogatorio di un potere che il popolo gli ha già negato nell’urna elettorale:
quello di deliberare a maggioranza dei voti sulle leggi in vigore.
Ecco perchè il governo ha rifiutato la possibilità di far votare contemporaneamente le consultazioni amministrative ed il referendum:
per impedire che il contemporaneo test elettorale che propone una consultazione del popolo sovrano a livello locale, fosse influenzato da scelte che evidentemente sono avverse alla guida politica dell’esecutivo stesso, poichè originate da comitati referendari fittizi, sui quali tavoli, sventolavano bandiere di partiti politici, e sulle quali sedie, sedevano esponenti e militanti di partito delle opposizioni.
Bene ha fatto quindi, l’esecutivo italiano nella persona dle ministro dell’interno On. Roberto Maroni a scongiurare una contemporaneità di espressione della sovranità popolare che potesse interagire ed influenzare il consenso dato ad un partito ed il voto referendario abrogativo di una legge.
E se, taluni parlamentari seduti sui banchì delle opposizioni criticano questa scelta con la motivazione di un aggravio di spese relative alle consultazioni, a questi sprovveduti va ricordato che, non è in questi termini che si recupera quel consenso che il popolo sovrano non ha voluto concedere loro nelle dovute sedi consultive, e non è abusando di un istituto di democrazia diretta che potranno vincere quelle elezioni nazionali che essi hanno già perso, ne tantomeno, usarlo come una “clava politica” per abbattere una maggioranza di governo.
Inoltre, va detto con chiarezza estrema che, una consultazione referendaria non è violentabile a piacimento ed abusabile al pari di un sondaggio o di un termometro sensibile dell’opinione pubblica nei confronti dell’azione della maggioranza di governo, poichè questo è un ulteriore abuso che spreca, questo sì, danaro pubblico in maniera speciosa e falsata, in abuso di un istituto come quello referendario che, ormai dal lontano 1995 non supera il quorum richiesto, e soprattutto, snaturando e svilendo un importante strumento democratico.
Ecco tutto.
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X