Il risultato delle primarie a Milano deve indurre una profonda riflessione.
Ancora una volta le consultazioni delle base elettorale del centrosinistra premiano il candidato capace di esprimere chiarezza e linearità di posizioni, più convincente rispetto agli avversari.
A Milano si è vissuta l’ennesima frammentazione del campo riformista.
Se il PD non è in grado di essere aggregatore del centrosinistra (e comunicarlo), i suoi elettori vanno altrove, in particolare verso sinistra.
Non è stato in grado di convincere l’ intera area riformista e scoraggiare la frammentazione delle candidature, ottenendo il risultato di drenare consensi verso il candidato Onida.
Pisapia si è candidato anticipando le lentezze dei partiti. E’ un politico vero, non uno dei tanti personaggi della società civile che ritiene di essere fuori dalla o addirittura sopra la politica.
La vicenda di Milano deve insegnare molto a Torino nel percorso di scelta del futuro candidato sindaco.
Il Pd deve, in queste settimane, ritrovare la chiarezza delle sue posizioni, coinvolgere la coalizione, pensare al programma per la città, esprimere candidati che sappiano recuperare le ragioni della politica e non essere espressione di decisioni prese in sedi non meglio definite o a Roma, che vengono percepite con distanza dalla base dei cittadini.