Quanto denunciato dal procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli sul clima di intimidazione nei suoi confronti che gli impedisce di partecipare a dibattiti pubblici, in seguito alla sua inchiesta che ha portato all’arresto di alcuni militanti No Tav accusati di violenze, rappresenta un fatto inaccettabile e un bruttissimo segnale per la nostra democrazia.
E’ necessario che le forze politiche, la società civile, le associazioni democratiche si stringano intorno al procuratore Caselli e condannino fermamente quanto sta avvenendo. Sono fatti che fanno tornare alla mente anni bui della nostra Repubblica, quando l’intimidazione violenta era considerata da alcuni strumento privilegiato di lotta politica.
Colpisce che, di fronte a quanto sta accadendo, ci siano silenzi inspiegabili. C’è chi è pronto a mobilitarsi con determinazione contro la Tav, ma forse non ritiene di doversi esprimere con altrettanta determinazione contro questo tipo di intimidazioni.
La libertà di ognuno di manifestare le proprie opinioni non è né deve essere messa in discussione. Ma la violenza non può essere confusa con la lotta democratica. Se è giusto elogiare il procuratore Caselli per l’impegno fondamentale da lui messo in campo nella lotta contro la criminalità organizzata, non si può tacere o guardare dall’altra parte quando viene intimidito perché persegue i reati di violenza.