Partecipo stamane al convegno “Modernizzare l’Italia: l’economia della conoscenza come sfida del cambiamento” presso il Centro Incontri della Regione Piemonte (corso Stati Uniti 23 a Torino, ore 9.30). Organizzato dal Comitato Resistenza Colle del Lys, Consiglio Regionale del Piemonte, Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, Sicurezza e Lavoro, vedrà tra gli intervenuti Massimo Cavino, docente Diritto Costituzionale – Università del Piemonte Orientale, Marina Boscaino, componente comitato scientifico Proteo. FareSapere (MIUR) e Associazione Per la scuola della Repubblica, Luciano Abburrà, Dirigente area Politiche Sociali IRES (Istituto Ricerche Economico Sociali del Piemonte), Massimiliano Quirico, direttore rivista Sicurezza e Lavoro, moderati da Rosanna Santaniello e Fulvio Gambotto. Il titolo dell’incontro stimola una riflessione sulla necessità di un cambio di rotta, qui e in Europa, per superare la peggior crisi del dopoguerra. Il nostro paese deve rimettere al centro del suo modello di sviluppo la cultura e la creatività, quella grande tradizione del sapere e del saper fare che è stata per secoli il cuore della sua capacità di rinnovamento e che ha concorso alla costruzione dell’identità italiana e europea. In questo senso la pubblica istruzione va considerata per quello che è: la colonna vertebrale della nazione. E’ giunto il tempo di immaginare e praticare una formazione continua che si sviluppi lungo le diverse fasi della vita. E’ più che una necessità perché la crisi che ci ha attraversato ha messo in difficoltà il nostro sistema d’istruzione. E non si è trattato solo di un ridimensionamento delle risorse economiche. È aumentato l’abbandono scolastico e sono diminuiti gli studenti universitari in alcune aree del paese e tra i ceti più bassi. Si è altresì diffusa una corrente di pensiero secondo cui l’istruzione pubblica rappresenterebbe una categoria ormai superata, da sostituire con un sistema di mercato in grado di valorizzare meglio i gruppi sociali e le tradizioni più forti. E’ importante rovesciare quest’impostazione e mettere in luce perché la scuola convenga, perché la società della conoscenza richiede un nuovo e più forte patto tra istruzione e lavoro, offrendo a tutti i giovani percorsi di studio che si concludono con titoli riconoscibili e comparabili tra le diverse nazioni del continente. Analogo ragionamento vale per la ricerca che non è un lusso. I paesi che hanno reagito meglio alla crisi sono quelli che hanno investito di più in ricerca e innovazione. Ecco dunque il ruolo delle istituzioni: promuovere nuove ed efficienti politiche pubbliche per rafforzare il nostro sistema formativo e produttivo, investendo sulle persone , e a partire da lì realizzare un patto tra lavoro, imprese tradizionali, della creatività, del no profit, saperi in grado di offrire un futuro alle nuove generazioni e alla nostra nazione. A tal fine, iniziative come questa, che aiutano a comprendere e a dibattere questi temi, vanno nella giusta direzione.
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