Una mia intervista rilasciata a Telecity dopo la tavola rotonda “La mafia è cosa nostra”.
Dopo diciotto anni ritorna l’iniziativa del Comitato Resistenza e Costituzione “La mafia è cosa nostra” in collaborazione con l’Aiace. Quattro film inseriti nel programma di Sottodiciotto Filmfestival e una tavola rotonda finale — che si è svolta al Teatro Alfieri di Torino il 14 dicembre — per sentir raccontare, dalla viva voce di chi combatte contro la criminalità organizzata ogni giorno, che cosa vuol dire effettivamente la parola “mafia”, sia nel sud che nel nord Italia.
Ne hanno parlato, davanti ad una platea composta da diverse centinaia di studenti di scuole non solo piemontesi, Gian Carlo Caselli (procuratore capo della Repubblica di Torino), Francesco Forgione (già presidente della Commissione parlamentare Antimafia), don Marcello Cozzi (responsabile nazionale della formazione, dei temi antiusura e antiracket per Libera) e anche Pif, Pierfrancesco Diliberto, popolarissimo vj e conduttore televisivo).
Ha moderato l’incontro il giornalista Lirio Abbate (inviato de L’Espresso ed esperto di mafia).
I comportamenti antimafia che ognuno di noi può mettere in atto ogni giorno, la cultura della legalità in ogni suo aspetto, la pasta prodotta nelle terre confiscate alla mafia, il rischio per una famiglia o per un piccolo imprenditore di cadere nelle maglie terribili dell’usura, la paura che si insinua nella vita quotidiana, i piccoli ricatti a cui si pensa di poter resistere facilmente, il riciclaggio del denaro raccolto in modo criminale, le trappole della droga fuori dalle scuole ma anche il coraggio di dire: “io sono di Palermo, ma la mafia mi scandalizza come se fossi svedese!”. Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati durante una mattinata che ha davvero coinvolto le centinaia di ragazzi che hanno ascoltato ed applaudito gli uomini seduti di fronte a loro (tutti sotto scorta).
In apertura sono stati proiettati i due spot della campagna Io non gioco con la vita! contro il gioco d’azzardo e sulla sicurezza stradale, recentemente promossi dalla Consulta regionale dei giovani e dall’Osservatorio usura, oltre a due cortometraggi sulla mafia, Ladri di vita di Gennaro Testa (Italia 2005, 16′) e Io vivo! di Marina Paterna (Italia 2009, 10′).